Spesso le strategie di sviluppo delle aree fragili puntano alla riattivazione delle comunità locali che in quei luoghi ci abitano.
Ma di quali comunità parliamo nei territori dell’abbandono?
E’ possibile decostruire la retorica del mito del folklore e dell’endogenesi? Recuperare il passato non come mera rappresentazione ma come strumento per disegnare il futuro? E’ possibile costruire comunità creative, con i piedi nei luoghi e la testa nel mondo? Comunità in grado di riattivare gli asset fondamentali per questi luoghi, come l’agricoltura, la cultura, l’ambiente e favorire un ritorno umano attento alla qualità della vita e alle economie locali?
Grazie a Rita Salvatore, esperta di sviluppo delle aree rurali, per averci aiutato a rispondere a queste domande e aver condiviso idee e riflessioni per comprendere meglio lo stato dei luoghi fragili in relazione alle dinamiche della globalizzazione in atto.
